Una recente ordinanza della Cassazione ha chiarito l’utilizzo del tachigrafo rispetto ad alcuni tipi di pause effettuate durante le ore di guida. Pause che, per rispettare le norme sulla sicurezza dettate dal Codice della Strada e della normativa europea, non possono essere considerate effettivi tempi di riposo. Non incidono, dunque, sul calcolo dei tempi di guida e di riposo.
L’ordinanza è la n° 27324 del 22 ottobre 2024 che entra nel merito dell’importanza delle annotazioni relative ai tempi di guida e di riposo.
Il caso di Chieti
Tutto nasce dal ricorso di due autisti, vistisi multati dagli ispettori del lavoro per aver annotato come pausa e dunque periodo di riposo, una sosta effettuata durante la quale, però, i due avevano svolto operazioni di carico e scarico della merce.
I due conducenti avevano infatti ricevuto una sanzione per aver violato l’articolo 7 del Regolamento CE n. 561/2006, che impone agli autisti una pausa di almeno 45 minuti ogni quattro ore e mezza di guida continua, salvo che inizi un periodo di riposo più lungo.
Già il Tribunale di Chieti aveva respinto il ricorso dei due autisti. Le pause, così come annotate, non potevano rientrare nei tempi di riposo. E la Cassazione ha confermato l’orientamento del Tribunale, legittimando anche il ruolo degli ispettori del lavoro nell’accertamento della violazione.
La Corte di Cassazione nell’ordinanza ha statuito infatti che le pause degli autisti devono essere effettivamente tali per rispettare i limiti di sicurezza.
Il principio alla base dell’ordinanza della Cassazione
È fondamentale che il tachigrafo registri correttamente tutte le pause. Il principio più importante è che le pause registrate sul tachigrafo riguardino effettive interruzioni del lavoro, non semplice pause dalla guida in cui, però, i conducenti svolgano altre attività lavorative. Non possono considerarsi, dunque, periodi di riposo quelli impiegati per le operazioni di carico e scarico della merce o di controllo del carico o ancora del mezzo e della documentazione.
Se un autista utilizza il tachigrafo per segnare una pausa, ma durante tale periodo è comunque impegnato in altre mansioni, come spostamenti di carico, manutenzione o altre operazioni legate al viaggio, quel tempo non è riconosciuto come riposo.
La doppia responsabilità
La Cassazione sottolinea anche la duplice responsabilità, detta responsabilità in solido, a carico sia del conducente che non abbia correttamente annotato le pause sul tachigrafo, sia del datore di lavoro. Il primo è infatti responsabile per non aver rispettato i tempi di guida e di riposo, mettendo così a repentaglio la propria e l’altrui sicurezza. Il datore di lavoro, invece, è responsabile pe non aver correttamente organizzato i tempi di lavoro “costringendo” l’autista a non rispettare le pause.
L’obiettivo della normativa europea, così come quello del Codice della Strada, è garantire la sicurezza della circolazione.